Misf-atti poetici

Oltre a Neruda confesso che esiste un altro cileno ad avermi rubato il cuore: Alejandro Jodorowsky (che deve il cognome ai genitori immigrati ucraini). Jodorowsky è anzi stato uno dei miei primi amori e guide a livello intellettuale e forse di più ancora, emotivo. Personalità poliedrica il cui percorso non è definibile secondo una terminologia classica e per il quale comunque rimando ad una qualunque esaustiva biografia.

Lui è uno di quegli autori che o si amano o si odiano anche se talvolta non amare coincide con il fatto di non averne capito l’essenza, e nel suo caso forse anche di più, data la genialità e l’irriverenza delle teorie e delle tecniche di cui si è fatto iniziatore e portavoce.

Tutta la sua opera, le cui origini affondano soprattutto nel teatro, rappresenta la ricerca continua verso una forma di arte compiuta e vera cioè, secondo la sua definizione, che sia in grado di curare. Diversamente è puro virtuosismo, arte per l’arte, dunque non ha senso di esistere. I suoi libri per me appartengono alla categoria “una pagina a caso” che significa che qualunque pagina aperta a caso contiene sempre almeno una fonte di ispirazione, di chiarimento, di appiglio o decisamente più spesso, una mazzata.

In una di queste pagine in cui mi sono di nuovo “per caso” imbattuta, Jodorowsky parla, attraverso un’intervista, delle sue origini, del suo paese e di come proprio l’influenza di grandi poeti e uomini come Neruda, abbiano segnato la sua vita e tutto il suo futuro cammino come uomo e come artista. Il paragone con i tempi attuali è d’obbligo e anche una certa amarezza.

Forse è così difficile fare poesia oggi, nel senso di farsi leggere, capire, apprezzare e criticare, in definitiva, sostenere e accettare anche socialmente, perchè non esiste più un terreno culturale di quel tipo, si sono persi i presupposti basilari, che sono quelli del vivere in poesia prima ancora che farla? Siamo così malati ormai da non poter più credere nel potere sanatore dell’arte? O non siamo in grado di riconoscerne l’importanza perchè nella scala sociale dei valori questa si trova su uno dei gradini più bassi?

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” I poeti sono ovunque. Invece la vita poetica, è un bene molto raro. In quanti paesi esiste un’atmosfera realmente poetica? Senza dubbio la Cina antica era una terra di poesia. Ma penso che anche negli anni cinquanta in Cile si viveva poeticamente come in nessun altro paese del mondo. La poesia impregnava tutto: l’insegnamento, la politica, la vita culturale… Il popolo stesso viveva immerso nella poesia. Ciò era dovuto al temperamento stesso dei cileni e più in particolare all’influenza di cinque dei nostri poeti che secondo me divennero una sorta di archetipi. Il più famoso di questi era niente meno che Neruda, un uomo molto attivo, esuberante, scrittore assai prolifico e che, soprattutto, viveva da autentico poeta. Vivere da autentico poeta significa in primo luogo non temere, avere il coraggio di dare, avere l’audacia di vivere in un modo talvolta smisurato. Neruda si costruì una casa a forma di castello, radunò intorno a sè il popolo intero, fu senatore e quasi presidente della Repubblica. Votò la sua vita al Partito Comunista, per idealismo, perchè desiderava realmente realizzare una rivoluzione sociale, costruire un mondo più giusto… E la sua poesia segnò tutta la gioventù cilena.”
Alejandro Jodorowsky – Psicomagia

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